Articolo pubblicato sul blog beppegrillo.it il 23.12.2012
Al Grand Hotel Italia c’è chi va, chi viene, quasi
tutti restano. E’ un luogo fantastico. Si trova in pieno centro a Roma,
in piazza Montecitorio. Chi ci è stato, anche per un breve periodo, non
ne può più fare a meno. E’ come una droga per cui non c’è cura. Chi vi
entra si trova sospeso tra il cielo e la terra, si illumina di nuova
luce, la sua voce è propagata per tutto il Paese da una selva di
microfoni ossequianti. Non importa quello che dice e neppure come si
esprime. La gente lo guarda con nuovi occhi, televisivi, e lo ammira.
Lui, lei, lo sanno. Sanno che sono assurti a nuove divinità da
temere e adorare, come un tempo Mercurio o Diana. Il Grand Hotel è
l’Eden, il Paradiso Terrestre dove per magia i rospi sono trasformati in
principi, le mignotte in statiste, gli analfabeti in giuristi, i
mafiosi in senatori. Chi non vorrebbe farne parte? E’
il raggiungimento di un sogno, la vincita al superenalotto, la
posizione sociale più ambita, la bacchetta magica della fata Smemorina.
C’è chi ucciderebbe la madre o prostituirebbe la sorella per un seggio da parlamentare.
La vita all’interno del Palazzo Dorato, presidiato da attenti guardiani
che vigliano sulla incolumità degli eletti, si svolge tra buvette,
camerieri, poltrone ottocentesche, bronzi, scaloni monumentali, arazzi,
mobili rococò, corridoi damascati e un’aula dove il massimo sforzo è
pigiare un bottone per votare su indicazione del partito e in cui,
talvolta, gli ospiti si esibiscono con voce tremante in discorsi fiammeggianti preparati
da moderni scribi che occupano gli uffici stampa ai piani superiori.
Negli incontri occasionali è tutto un fiorire di “Onorevoooole” e “Direttore“, “Sottosegretario” e “Ministroooo“.
Negli sguardi brilla la soddisfazione di chi ha raggiunto
l’irraggiungibile. Si può entrare nel Palazzo solo per raccomandazione, è
necessario essere presenti in una lista di nomi scelti, uno per uno,
dai tenutari del grande edificio barocco trasformato in un postribolo
della democrazia. La lista è chiusa, nell’elenco sono
sempre presenti alcune centinaia di nomi che hanno già maturato
legislature di esperienza nel Palazzo (oltre al vitalizio) e fede cieca
nella causa. I nuovi posti a disposizione sono pochi, si possono
ottenere solo in virtù di denaro, una nomina si può trattare per un
milione o due, di pacchetti di voti, non inferiori ai diecimila, di
amore a prima vista, o anche a occhi chiusi, per i tenutari. In questo
posto sconsacrato della democrazia, isolato dalla società civile,
occupato dai Nuovi Proci, entreranno a fine febbraio dal portone
principale dei Cittadini del M5S, che in aula si faranno chiamare “Cittadini“.
Saranno insieme a milioni di italiani che vedranno con i loro occhi,
proporranno con le loro parole, voteranno con le loro mani attraverso la
Rete. Stiamo arrivando. Loro non si arrenderanno mai (ma gli
conviene?). Noi neppure.
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