Il governo ha tagliato gli incentivi alle energie rinnovabili perché, nel corso degli anni, le bollette elettriche sarebbero diventate insostenibili.
Una bugia enorme, che sta mettendo in ginocchio l'unico settore che in questi anni di crisi ha prodotto posti di lavoro. E che probabilmente farà comodo a tutti gli operatori tradizionali (petrolio-carbone-gas) che dalle rinnovabili cominciavano ad avere qualche fastidio.
Primo: chi ci guadagna e chi ci perde.
Il costo dell’energia cambia di ora in ora. L'ENEL paga il prezzo più alto per acquistare energia nelle ore tra le 11 e le 15, con un picco a mezzogiorno. Ma questo è anche il periodo della giornata in cui è concentrata la produzione fotovoltaica. Quindi l’energia elettrica fotovoltaica fa abbassare il costo dell’energia proprio perché diminuisce la quantità di elettricità che l’Enel compra nelle ore di punta (quando è più cara). Qui c’è la semplice spiegazione di questo accanimento contro il fotovoltaico. I grandi gruppi economici che producono energia da fonti fossili hanno il massimo guadagno proprio nei momenti di picco dei consumi. E se il fotovoltaico aumenta l’offerta di energia in quelle ore, chi produce energia dal fossile ci perde una barca di soldi. Uno studio della ASPO Italia e Cautha S.r.l. dimostra che nei prossimi anni l’aumento del fotovoltaico sarà un contrappeso ai picchi dei consumi, tale da provocare un risparmio in bolletta intorno al 5%.
Secondo: meno dispersioni.
Gli impianti da fonti rinnovabili producono energia nei luoghi dove sono installati. Di conseguenza riducono la dispersione dovuta alle grandi distanze che l’elettricità prodotta da fonti non rinnovabili deve percorrere. Uno studio dalla APER e dalla Pöyry Management Consulting, calcola che il risparmio sulla dispersione sarà, nel 2013, di circa 660 milioni di euro.
Terzo: chi lavora paga le tasse.
Sugli investimenti per i nuovi impianti, cioè forniture di pannelli e installazione, lo Stato incassa i prelievi fiscali di IVA e altre tasse. E si riprende quindi subito una parte degli incentivi. Secondo uno studio del Politecnico di Milano nel 2009 questo ritorno fiscale è stato di circa 300 milioni di euro.
Quarto: le multe evitate.
Lo Stato risparmia (o potrebbe risparmiare) con le rinnovabili decine di milioni di euro in termini di multe evitate per il mancato rispetto degli accordi di Kyoto (diminuzione della CO2).
Ma la cosa più importante è che le fonti rinnovabili sono una questione strategica per la nostra economia:
1) in un momento di crisi il settore delle energie rinnovabili è l’unico settore che si è sviluppato e che può creare altri posti di lavoro.
2) la realizzazione di serre fotovoltaiche è uno dei modi per rivitalizzare il lavoro nelle campagne e diminuire i rischi dell'attività agricola
3) con l'installazione dei pannelli sui tetti si eliminano le coperture in cemento amianto, contribuendo alla salute collettiva
4) il petrolio è alle stelle. Aumentare la produzione di energia verde e razionalizzare i consumi ci permetterà di ridurre il rischio di collasso energetico quando aumenteranno i consumi.
5) diminuire le emissioni inquinanti fa bene alla salute. E si risparmiano enormi costi sanitari e ambientali.
Infine due proposte al governo:
1. Abrogare subito le disposizioni del quinto conto energia e tornare al quarto, equo mix tra incentivi e ritorno economico per chi investe nel settore. Se possibile incrementare la quota di incentivo per pannelli di produzione italiana, per contrastare la concorrenza sleale dei pannelli cinesi drogati dagli aiuti di Stato;
2. Incrementare gli incentivi fiscali e le semplificazioni normative per tutti gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici. Abbiamo 10 milioni di case da isolare termicamente, milioni di sistemi di riscaldamento da sostituire.
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